20 Agosto: convegno "Il Parco dei Castagni" ...le origini

Il recente recupero del mulino sito presso il Parco dei Castagni a Montecreto ha finalmente concluso il “ciclo della castagna”, dalla nascita del frutto fino alla creazione della preziosa farina che ha rappresentato, per quasi due millenni, la base dell’economia del versante. Montecreto è rinomato per la castagna, non a caso la Sagra di ottobre è vissuta dai cittadini come un momento di raccolta intorno al focolare della tradizione, per ricordare le proprie radici in una celebrazione festosa di richiamo alla terra.

Il Parco dei Castagni è stato realizzato nell’Alto Medioevo su ordine di Matilde di Canossa, secondo uno schema romboidale di posa delle piante, che è stato recentemente oggetto di studi attraverso rilievi dall’alto. Al fresco delle piante secolari dai tronchi maestosi inizia il ciclo di vita del frutto, che arriva a maturazione in piano autunno e viene raccolto a novembre dai montecretesi in tutti i boschi circostanti, castagneti secolari che si trovano in diverse aree adiacenti al fiume Scoltenna. La tradizione viene quindi ripercorsa per ottenere ognuno la propria farina, quel gesto identitario tanto caro ai cittadini di Montecreto. Questo è possibile grazie al lavoro di volontariato dell’associazione sportiva “Ruzzola” che, oltre a occuparsi dello sport-culto delle strade in salita, ha scelto di dedicarsi a mantenere viva la memoria del ciclo della castagna nella sua accezione più artigianale. Soci e amici verso portano quindi i propri “bigonci”, ossia i secchi nei quali vengono raccolte le castagne, presso il metato del Parco, dove i volontari si premurano di lavorarle gratuitamente, a fronte del dazio simbolico di una piccola parte del raccolto.

Il metato è il luogo di essiccatura delle castagne, che verranno poi macinate o conservate. Si tratta di una piccola costruzione in sasso disposta su due piani: al piano terra si trova un braciere dove viene tenuto acceso un fuoco lento e costante, che impiega circa 40-45 giorni per essiccare le castagne. Il fuoco viene coperto dalla “polaccia”, le preziose bucce raccolte e conservate dalle castagne dell’anno precedente, le quali hanno il compito di mantenere il fuoco basso, conferendo ulteriormente il raffinato aroma ai frutti che vengono essiccati al piano superiore del metato. Il rapporto tra castagna appena raccolta e prodotto finale è di 3 a 1, cioè ogni tre bigonci di raccolta, se ne porta a casa uno di castagne secche, naturalmente a causa dell’evaporazione dell’acqua che avviene durante il processo.

«Il metato è tornato a vivere circa 3 anni fa – spiega Giuliano Bellettini, dell’asd Ruzzola – e da allora ci occupiamo di seccare le castagne per i nostri soci; quest’anno abbiamo lavorato tanto per ripristinare anche il mulino, rifacendo il tetto in pietra e portando qui i pezzi originali di un mulino storico del 1914 che giaceva sul Rio Re, gentilmente offerti dalla famiglia Passini».

La ruota per macinare delle castagne è ricavata da una pietra più dura rispetto a quella dei cereali, perché deve frantumare materiale più ostico e grande rispetto al germe del cereale. Quella ospitata dal mulino del Parco è una macina di 103 cm di diametro e 103 anni di vita, un numero che si preannuncia fortunato per la sua inaugurazione ufficiale, che avverrà il 20 agosto durante un convegno sulla castagna, proprio presso il Parco dei Castagni.

Quando
  • sabato 20 agosto 2016
Proprietà dell'articolo
creato:giovedì 4 agosto 2016
modificato:martedì 16 agosto 2016