Il Lancio del Ruzzolone

Origini

Il gioco era praticato già dagli antichi Etruschi. Nella tomba dell'Olimpiade di Tarquinia è raffigurato il cosiddetto discobolo, la cui posizione in realtà è quella tipica di chi stia lanciando una forma di formaggio. Infatti, in origine oggetto del lancio era una forma di formaggio pecorino stagionato, molto duro e resistente, che i pastori lanciavano lungo i tratturi.

Regole

La ruzzola è solitamente un disco in legno duro con diametro molto variabile in funzione del regolamento adottato, solitamente da 13 cm per la ruzzola a molto di più per il ruzzolone. Al posto del disco viene a volte usata, come in passato, una forma di formaggio stagionato.

Il gioco consiste nell'avvolgere uno spago intorno alla ruzzola e quindi lanciarla trattenendo un capo dello spago in modo da imprimerle una veloce rotazione. Lo scopo del gioco è di fare giungere il più lontano possibile la ruzzola con un numero prefissato di lanci, oppure raggiungere un traguardo con il numero minore di lanci possibili.
Spesso è un gioco di squadra: i giocatori, divisi in squadre di eguale numero, si alternavano cercando di lanciare il più lontano possibile il formaggio, senza farlo uscire dal percorso stabilito, partendo dal punto preciso in cui era arrivati col tiro del precedente compagno di squadra (una specie di
staffetta in cui il cacio fungeva da testimone). La squadra che terminava il percorso col minor numero di colpi vinceva il premio consistente nella forma di cacio utilizzata per il gioco.

Le gare si svolgono su campi delimitati, chiamati treppi, appositamente attrezzati per rendere il gioco più movimentato, con salite, curve, ostacoli ecc. In alternativa il gioco, che intuibilmente può avanzare per chilometri, viene praticato anche su strade (asfaltate oppure no). La precedenza del tiro spetta sempre al giocatore in svantaggio ed è obbligatorio seguire il percorso prefissato, sono nulli i lanci che taglino le curve al di fuori del limite tracciato.

La Storia

Che si tratti di un gioco di tradizione antichissima lo dimostrano più che i pochissimi documenti storici, la vastissima diffusione che aveva in tutta Italia fino ad appena 50 anni orsono, quando l'industrializzazione e l'abbandono delle campagne hanno portato a trascurare uno sport, che sempre è stato considerato gioco non nobile, perché praticato dalle categorie più umili della popolazione.
Secondo alcuni non è esagerato pensare che il gioco della ruzzola possa avere origini etrusche. Sicuramente a fine impero romano il gioco era praticato; infatti nella tomba di un bambino è stata rinvenuta una ruzzola con lo spago.
Il documento storico più significativo, che dimostra la diffusione di questo sport, in modo particolare nella zona del Fermano, è un decreto che ne vieta la pratica sulle strade principali del paese.
A S. Elpidio a Mare infatti nel 1571 fu stampata una raccolta di decreti ("Statutorum ecclesiasticae terrae Sancti Elpidii volumen"), disposizioni che gli esperti ritengono risalire, in molti casi, anche a alcuni secoli precedenti.
Al libro IV, rubrica 88, tali statuti (che sono in latino) recitano: "A nessuno sia lecito giocare a ruzzola o a formaggio ad rotulam vel caseum per le strade interne alla nostra terra (all'abitato) sotto pena di 4 libbre di multa per ciascuno ed anche fuori di detta terra, per le vie che conducono a S. Maria del Gesù dell'Osservanza e a S. Agostino Vecchio, sotto pena di 40 soldi per ciascuno.
Chiunque sporgerà denuncia si guadagnerà un quarto della multa e gli sarà creduto sotto giuramento."
Già 500 anni fa i giocatori di ruzzola avevano problemi con i tutori dell'ordine; non c'erano allora le automobili, è vero, ma non c'erano neppure le belle strade asfaltate di oggi e la tentazione di qualche tiro sul bei viale selciato dei frati doveva essere forte.
Nonostante le multe e la scarsa considerazione di questo gioco, la passione per la ruzzola è rimasta viva tra la gente e le sfide ancora si rinnovano appassionanti.
Il fatto che a praticare questo sport fossero le categorie più umili, non ha permesso a questo gioco di salire la scala della nobiltà ed è rimasto gioco popolare cioè del popolo.
Questo non ha impedito a molte persone di diventare famose per la loro bravura, tanto da entrare in molti detti popolari.
Ora che anche il CONI ne ha riconosciuto la validità e nella speranza che i giovani non lascino morire uno sport antichissimo, ma soprattutto divertente e piacevole, da praticarsi necessariamente alla aria aperta e sulle strade di campagna, invitiamo tutti i ragazzi a provare il lancio della ruzzola in compagnia di chi ha imparato a divertirsi con uno strumento semplice e sicuramente ecologico.

Proprietà dell'articolo
creato:sabato 16 gennaio 2010
modificato:sabato 16 gennaio 2010