Chiese e santuari
Serramazzoni e la prima chiesa posta in Via Roma.
Serramazzoni sino al 1860 quando fu creato Capoluogo delle attuali dodici frazioni, come paese non esisteva, le poche case erano incluse nel territorio di Ligorzano e quindi la popolazione di questo crinale era soggetta alla parrocchia di Ligorzano la cui chiesa si trovava in luogo assai distante e scomodo, ora detto Villa Bassa.Solo negli ultimi anni dell’Ottocento le venne concesso di costruire un piccolo Oratorio, con la posa della prima pietra il 16 aprile 1898. Con decreto emesso il 31 maggio 1942 l’arcivescovo di Modena Mons. Cesare Boccoleri elevava l’Oratorio a parrocchia con il titolo di Maria SS. Regina del SS. Rosario staccandola da Ligorzano e Il 2 agosto 1942 nominava don Francesco Gavioli rettore della nuova parrocchia. Quindi, quello che i serramazzonesi chiamano abitualmente Oratorio rimase chiesa Parrocchiale dal 1942 al 1964 anno in cui la Sede parrocchiale e l’immagine della Madonna del Rosario furono trasferite nel nuovo Santuario costruito in altro luogo.
Serramazzoni - La chiesa parrocchiale o Santuario posta in Largo Don Marino Donini dedicata alla Madonna del Rosario.
La necessità di avere una più grande e importante chiesa era molto sentita dagli abitanti del Capoluogo; Il primo parroco Don Gavioli, sorretto da entusiasmo e forza, subito si mise all’opera dando incarico all’ing. Nazzaro Lazzaretti di predisporre un progetto per l’edificazione di un Sacro Edificio sui terreni che si trovavano sul lato Nord della strada che dall’abitato di Serra portava a Serra Alta. Il 25 luglio 1943 fu posta la prima pietra alla presenza del Vescovo di Modena e i lavori si protrassero sino al 1947 quando dovettero essere sospesi per mancanza di fondi.L’ideatore di così importante progetto purtroppo nel 1950 si trasferì a Guiglia. Il successore don Marino Donini pertanto, si dovette caricare sulle spalle un fardello assai pesante. Ma don Donini seppe affrontare con grande forza e caparbietà l’impegno di riprendere per poi portarli a termine, i lavori per la costruzione del Sacro Edificio: Il Santuario che oggi possiamo ammirare, lo si deve a lui. I Lavori iniziati nel luglio del 1960 furono portati a termine con l’inaugurazione da parte dell’arcivescovo mons. Amici il 24 luglio 1964.
La chiesa parrocchiale di Faeto dedicata ai SS. Filippo e Giacomo
Nel 1540 gli abitanti del Faeto, appartenendo alla parrocchia di Ligorzano assai distante da quel luogo, vennero nella determinazione di costruire per loro comodo un Oratorio a loro spese, dedicandolo ai Santi Apostoli Filippo e Giacomo Nel 1816, Don Giacomo Casolari, nativo del Faeto, da parecchi anni Curato-Cappellano dell'Oratorio, decisedi erigerlo in Parrocchiadistaccandolo dalla chiesa di Ligorzano. Gli abitanti del borgo si opposero, cercando di fargli capire a quali grandi spese andavano incontro non essendoci nemmeno una Chiesa, ma bensì un piccolo Oratorio che minacciava di cadere, come pure non vi era un’abitazione per il Parroco. Ma queste riflessioni non fecero breccia nel pensiero di don Casolari, che insistè nel suo progetto fin tanto che ottenne l'assenso e l’aiuto materiale desiderato. Assicurata così la dotazione per l’erigenda chiesa, don Casolari chiedeva a mons. Tiburzio Cortese, Vescovo di Modena, che la loro Chiesa, sussidiale di Ligorzano, venisse costituita in Parrocchia. Il Vescovo dava il suo assenso e il 9 settembre conferiva la nuova parrocchia a don Casolari il quale aveva già avuto il 12 agosto precedente, l’approvazione di Francesco IV, duca di Modena. Don Giacomo Casolari trasferitosi a Varana fu sostituito il 17 marzo 1826 da don Paolo Scorcioni di Granarolo, che da subito pensò di costruire una chiesa più ampia, fabbricandola nel luogo dell’esistente Oratorio che risultava pericolante e insufficiente ai bisogni spirituali della accresciuta popolazione. Il 1° Maggio 1827, il cadente Oratorio venne atterrato e iniziati i lavori per l’erezione della nuova chiesa che terminarono il 1° maggio 1830 con la benedizione e la celebrazione della prima Santa Messa.
La chiesa parrocchiale di Granarolo dedicata a S. Urbano Papa
L’origine e fondazione della chiesa pievana di Granarolo dedicata a S. Urbano I Papa è antichissima in quanto si crede abbia avuto origine nel 1197. A causa del terreno che nel corso del tempo si era dimostrato sempre instabile, furono tante le ristrutturazioni che si dovettero attuare. Nel 1857 per il rifacimento delle fondamento contribuì pure Francesco V, Duca di Modena, con modenesi lire 3000. La chiesa è in stile rinascimentale, a pianta longitudinale, con cornicioni, come quasi tutte le chiese del 1800 nel Modenese. E’ in buone condizioni ed è intonacata in bianco sporco; Al suo interno una sola navata e due ampie cappelle alle pareti laterali sovrastate da archi a tutto sesto come anche l’altare maggiore.
Nella Cappella di destra l’altare in mattoni è dedicato alla Madonna del Rosario ed ha la statua della B.V. e i quadretti illustranti i Misteri del Rosario. Nella Cappella di sinistra l’altare, in laterizi, è dedicato alla Sacra Famiglia. L'ancona è in legno dorato e lavorato, e contiene un quadro con la Madonna e il Bambino, nell'atto quest'ultimo di ricevere una petizione presentata in un foglio da S. Antonio da Padova; l'altra figura del quadro è S. Giuseppe, padre putativo di Gesù. L'abside della chiesaporta al centro il quadro su tela di S. Urbano Papa, titolare della chiesa.
La chiesa parrocchiale di Ligorzano dedicata ai SS. Ippolito e Cassiano
La cappella Sancti Ipoliti potrebbe essere stata la primitiva chiesa di Ligorzano, un edificio di stile romanico, che sorgeva nel luogo che ancora oggi è chiamato "Chiesa Vecchia” (Via Pazzano) abbandonata in epoca imprecisata, probabilmente verso la fine del XV secolo. Una nuova chiesa venne costruita verso il 1750 nell’antica Ligorzano che prese poi il nome di Villa Bassa quando anche questa chiesa fu abbattuta e ricostruita al Pradone località che per essere sulla importante Via Giardini si sviluppò in breve tempo divenendo l’attuale Ligorzano. La nuova chiesa iniziata nel 1889 venne ultimata nel 1905 ed inaugurata il 13 agosto di quell’anno. La chiesa è stata progettata seguendo il gusto del tempo. La facciata ha la scansione della forma semplice a salienti di tipo romanico, così come pure gli archetti pensili, che motivano il fregio ornamentale posto in alto, e il rosone.Nella facciata medesima, compaiono elementi di stile prettamente gotico, come gli archi ogivali dei portali e le cuspidi che sormontano le paraste di facciata. All’interno, la chiesa presenta tre navate: una principale e due simmetriche laterali. Esse terminano in tre absidi: più grande quella principale, più piccole quelle laterali. Le arcate sono quattro sostenute da colonne ioniche.
La chiesa parrocchiale di Monfestino dedicata ai SS. Faustino e Giovita
Monfestino rappresenta con il suo castello la storia dell’attuale Comune di Serramazzoni. Non si hanno notizie certe sull’epoca precisa della costruzione della antichissima chiesa che è dedicata ai martiri Bresciani Faustino e Jovita: una leggenda asserisce che i Martiri in un loro viaggio di ritorno da Roma a Brescia avvenuto nel IV secolo, poco prima di subire il martirio, passassero e si fermassero sopra questo monte. La chiesa, ha tre altari: Il primo, detto “Maggiore” ove si conserva il SS. Sacramento è tutto di scagliola avente sopra al piano dei candelieri una nicchia di legno intagliata e dorata entro la quale vi è un pezzo di muro smurato nel 1690 dallo stabile detto degli Sbirri posto all’interno del Castello dove è dipinta una immagine di Maria Vergine col Bambino ritenuta miracolosa dai fedeli. Il secondo altare sulla parete di destra, entro una cappella, ha il solo palio di scagliola, è dedicato alla B.V. del Carmine. Il terzo altare, entro una cappella è a sinistra dell’altare Maggiore: ha il palio di scagliola simile all’altro ed è dedicato alla B.V. del Rosario.
La chiesa parrocchiale di Montagnana
dedicata a S. Andrea
Chiesa parrocchiale di Pazzano dedicata a S. Giovanni e Paolo
La vecchiachiesa di Pazzano si trovava, piccola e modesta a Pazzano di Sotto, località detta S. Rocco a circa quattrocento metri dall’attuale borgo di Pazzano. La chiesa era presente sin dal XII secolo, infatti è citata nel catalogo dell’Archivio Segreto Vaticano come “Ecclesia sc.ti Johannis de Paciano”. Il parroco don Simone Lori nell’anno 1700 quando prese possesso della Parrocchia trovò la piccola chiesa in condizioni deplorevoli. Negli anni attuò alcuni restauri, ma vista anche l’insufficienza dell’edificio a contenere i fedeli, costruì, “aere proprio” (a proprie spese), l’attuale chiesa a monte del Borgo di Pazzano. I lavori iniziati nel 1721 furono portati a termine nel 1735 da maestranze provenienti da Milano e principalmente da Polinago e Brandola. Il disegno “della fabbrica della nuova chiesa” fu procurato da mastro Marco Antonio Milanese nel 1722. La chiesa di stile barocco rinascimentale, al suo interno presenta l’altare maggiore, dedicato ai Santi Patroni, a sinistra gli altari del Crocifisso e di S. Giuseppe; a destra gli altari di S. Nicola e quello della Beata Vergine della Cintura.
Chiesa parrocchiale di Pompeano dedicata a S. Geminiano
Il territorio di Pompeano, come riferiscono le prime sicure informazioni, risalenti al secolo XIII, vi era una chiesa dedicata a Santa Maria probabilmente all'interno del recinto castellano, che poi fu dedicata a S. Geminiano. La cappella castellana probabilmente donata dai Cesi, Signori del Luogo trasformata poi in chiesa parrocchiale aveva tre altari: il Maggiore dedicato a S. Geminiano; Il secondo dedicato alla B.V. del Rosario e il terzo dedicato a S. Antonio. Don Vincenzo Tassoni divenuto parroco di Pompeano, nella primavera del 1887, su progetto dell’ing. Bonvicini di Sassuolo, diede inizio ai lavori per l’ingrandimento della chiesina che poi si protrassero sino agli inizi del ‘900 quando vennero sospesi per mancanza di fondi. La chiesa sul sasso rimase funzionante sino agli anni ’60 del sec. scorso, ma poi a causa delle pessime condizioni del tetto venne abbandonata e lasciata in una situazione di progressivo e gravissimo degrado. Le condizioni delle coperture erano talmente gravi che nel 1971 il Genio Civile ne decretò l'inagibilità. Solo nel 1986 grazie all’interessamento del geom. Pierluigi Piumi di e dei tecnici dello Studio S.T.A. Bio-Architettura-Uno di Serramazzoni e dei pompeanesi ebbero inizio le opere di restauro portate a compimento con una toccante cerimonia il 31 agosto 1997 con la prima messa celebrata dall’arcivescovo mons. Cocchi.
Chiesa parrocchiale di Riccò dedicata a S. Lorenzo
L’antica chiesa parrocchiale di Riccò era posta nel borgo oggi chiamato Riccò Vecchio, località molto isolata, sotto il monte di Cornazzano e nelle vicinanze di Granarolo. Negli anni 1774-75 le condizioni statiche della chiesa erano tali che la popolazione riunitasi con il parroco pensò dapprima alla sua ricostruzione, ma poi decisero di trasferirla nell’oratorio di S. Rocco in Farneta e ciò avvenne, l’8 Dicembre 1775. La località di Farneta, che prese poi il nome di Riccò, si trovava sulla Via Vandelli, strada già percorribile nel 1741, che univa la pianura modenese alla Toscana, quindi era una località, che di certo avrebbe avuto un maggior avvenire e sviluppo rispetto a Riccò (Vecchio) dove era la prima chiesa, che venne poi demolita nel 1790. Negli anni che seguirono il trasferimento della parrocchiale a Farneta fu necessario eseguire importanti opere murarie di rifacimento e di restauro per rendere l’oratorio sufficiente a contenere tutti i fedeli. La chiesa ha tre altari: il maggiore dedicato a S. Lorenzo martire protettore della parrocchia; il secondo al SS. Crocifisso ed i terzo alla B.V. Addolorata.
Rocca S. Maria - Pieve Romanica dedicata alla B.V. Assunta
Uno dei più antichi documenti che ci parla dell’antica Pieve detta “S. Maria in castello”, è quello che risale al 1038: si tratta di una permuta avvenuta tra il Vescovo di Modena Viberto e il marchese Bonifacio III di Toscana, padre della contessa Matilde. Quindi a Rocca Santa Maria vi è una delle più antiche e belle pievi della montagna modenese. Il sacro edificio, è di forma basilicale, costruitoin pietra arenaria del luogo, perfettamente squadrata e levigata; presenta al suo interno 3 navate divise da ampi e imponenti archi a tutto sesto, che poggiano su 4 colonne e 4 semicolonne basse e rotonde. I relativi capitelli, dall'intaglio vigoroso, sono diversi per forma e composizione e presentano foglie di palmizio, viticci e volute variamente disposte. Insigni studiosi, basandosi sulle ornamentazioni dei capitelli e sulla struttura generale dell' edificio ritengono che la costruzione della pieve risalga tra la metà del sec. VIII e il IX. Nell'anno 1750 la pieve fu soggetta a trasformazioni tendenti a darle un aspetto moderno, in aperto contrasto con le forme e lo stile primitivo. Dell'antico edificio non si distrusse molto, ma esso fu sovraccaricato all'interno e all'esterno con intonaci di calce, con volte sottostanti ai soffitti delle navate laterali, con l'innalzamento della nave di mezzo. A ridonare la forma originaria a gran parte della pieve, così come oggi la possiamo ammirare, fu compito di don Giacomelli giunto nella parrocchia nel 1889, che con molta sensibilità artistica, tra il 1913 e il 1937, sotto la guida della Sovrintendenza ai monumenti dell'Emilia, eseguì i necessari restauri.
Chiesa parrocchiale di San Dalmazio dedicata a San Dalmazio Vescovo Martire
Non esistono memorie o documenti attorno all'origine e fondazione della Chiesa Parrocchiale. Dal Registro dell'Archivio Capitolare della Cattedrale di Modena risulta che la Chiesa di S. Dalmazio era già esistente nel 1065. La Chiesa è ricordata nel Catalogo delle Chiese modenesi del secolo XIII ("Ecclesia Sancti Dalmatii") ed in quello del secolo XV. Nel corso degli anni la chiesa fu rimaneggiata parecchie volte: in una di queste avvenuta negli anni 1925-1929 si apportarono alla struttura oiginaria importanti cambiamenti: la chiesa fu allungata di 7 metri, le fu rifatta la facciata e abbassato il piano calpestabile interno ed esterno. La chiesa si presentava soffittata con arelle con una sola navata e gli altari laterali internati nel muro da darle l’aspetto di tre navate. Nel 1975 don Otello Prandini parroco dal gennaio 1951, con il contributo fattivo di tanti parrocchiani intraprese i lavori per il restauro della chiesa i quali termineranno solo nel 1984, poichè don Otello, nonostante la mancanza di mezzi, intendeva riportare la chiesa, soffocata dal barocco dei passati ampliamenti e restauri, allo stato originario. Don Prandini con amore cercò di scoprire le linee primitive, tolse le aggiunte portate più o meno felicemente dai suoi predecessori parroci. Sostituì il soffitto ad arelle con capriate in legno rendendo così l’interno della chiesa, un tempo lungo e basso, più alto permettendo così alla luce proveniente dalle quadrate finestre poste in alto di illuminare l’interno della chiesa. Rifece l’area presbiteriale, inserendo nel pavimento un vetro al di sotto del quale è possibile vedere tutt’oggi le fondamenta perimetrali dell’originario presbiterio abbattuto nel 1929 a seguito dell’allungamento della chiesa; sostituì l'altare maggiore con altro in sasso, con l’orientamento del celebrante versum populum come dettato dalla riforma liturgica del Concilio Vaticano II: l’ altare originario, con il bellissimo paliotto risalente al sec. XVII, fu retrocesso e addossato al muro perimetrale dell’abside. L’altare non fu smontato, ma nella sua interezza, con l’inventiva di Gino Fornari e l’aiuto di alcuni parrocchiani, fu fatto scivolare su una rotaia dove oggi si può ammirare;Tolse dalle pareti interne e dalle otto arcate il cadente e brutto intonaco, stuccando i muri a vista (1979); rifece il pavimento in cotto toscano, sostituendo il precedente ormai logoro (1980); rifece la stuccatura a vista delle pareti esterne della chiesa (1983). All’interno della chiesa l’altare sulla parete di sinistra costruito nel 1516 dai Cantelli fu ristrutturato dalla famiglia Gentilini in quanto proprietaria da quando si venne a stabilire a S. Dalmazio nel secolo XVII. Il secondo altare, costruito dalla famiglia Fantoni nel 1578 e posto sulla parete di destra, l’arcata centrale e le otto laterali furono stuccate da nove famiglie del luogo che ne assunsero la spesa. Nel corso dei lavori, fu rifatto in pietra di Varana il trono della Madonna del SS. Rosario che ora si trova sulla parete di destra di fianco all’organo.
Selva è nominata per la prima volta in un antico catasto del 1115 ed è detta Sancta Maria de Silva de Virola.Fu il Vescovo Dodone nel 1131 a donare al Monastero di S. Pietro di Modena un terreno per potervi erigere un piccolo Monastero il quale si trovava assieme alla chiesaal di sotto dell’attuale cimitero nella località detta “La canonica vecchia”. Poiché col passare del tempo la chiesa era in condizione di degrado, nel 1865 su disegno dell’ing. Antonio Vandelli di Modena, gli abitati di Selva, dopo anni di discussioni e litigi, si accordarono e iniziarono la costruzione di una nuova chiesa i cui lavori terminarono nel novembre del 1870.La chiesa fu dedicata, come l'antica, alla Natività di Maria Santissima. La sua architettura è di stile classico, a una sola navata ed ha cinque altari:l'altare maggiore o del SS. Sacramento, poi in cornu Evangelii, scendendo, troviamo l'altare di scagliola dedicato all'Immacolata e al suo fianco quello di S. Giuseppe. Nella parete opposta, vi sono l’altare di S. Antonio da Padova e quello dedicato a S. Pietro Apostolo.
Chiesa parrocchiale di Valle dedicata a S. Michele Arcangelo
Valle nel XIII Sec. aveva già una propria chiesa dipendente dalla Pieve di Rocca S. Maria, della quale però non si conosce l’esatta collocazione. Risulta invece che l'antica Chiesa dedicata a S. Michele Arcangelo crollata a causa di una lavina verso il 1830 era posta a pochi metri di distanza dall'attuale. Nel 1868, il rettore, d’accordo con i parrocchiani, decise di procedere alla costruzione di una nuova chiesa in base al disegno dell’ing. Antonio Vandelli: i lavori iniziati nel maggio del 1868 terminarono nel 1872. La chiesa ha un’unica navata e con il presbiterio e l’abside ha una lunghezza di m. 12, ed una larghezza di m. 6. .
Internamente presenta:
L’ Altare maggiore in scagliola; l’Altare del SS. Rosario; Altare di S. Antonio da Padova; l’Abside semicircolare, con un quadro grande di S. Michele Arcangelo, su tela di buona fattura.
La chiesa parrocchiale di Varana dedicata ai SS. Pietro e Paolo
Testi e fotografie di Mario Toni, esperto serramazzonese di storia locale.
creato: | sabato 26 agosto 2017 |
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modificato: | giovedì 19 ottobre 2017 |