La Via Vandelli

l'antica strada commerciale e militare del Ducato di Modena

La via Vandelli è un'antica strada commerciale e militare del Ducato di Modena. La strada necessaria alla continuità politica e territoriale, alla logistica militare ed ai commerci fu fortemente voluta dal Duca Francesco III d'Este e collegava originariamente le città di Modena e Massa. Nel 1741 il Duca concluse il matrimonio del figlio Ercole con Maria Teresa Cybo-Malaspina, erede del Ducato di Massa e Carrara, e così Modena acquistò l'ambìto sbocco al mare.Il Ducato di Modena e Reggio aveva infatti l'esigenza politica, tattica e strategica e commerciale di avere un accesso sicuro al mare, all'interno dei propri confini (corrispondenti grosso modo all'attuale provincia di Modena, Reggio Emilia, alla Garfagnana e alla fascia costiera di Massa e Carrara). L'antica via Bibulca romana era nei fatti completamente inservibile e non recuperabile. Per questo motivo, l'abate ingegnere, geografo e matematico di corte Domenico Vandelli fu incaricato di concepire e disegnare un nuovo tracciato stradale che fosse all'avanguardia dei tempi e di dirigerne personalmente i lavori unitamente al Magistrato della Guerra del Ducato. La via Vandelli fu quindi così denominata proprio in onore del suo ideatore e costruttore.

La strada ducale modenese rappresenta una sfida tecnica notevole per il suo tempo ed ha in sé numerose innovazioni.
Percorre un ambiente montano ripido ed impervio attraverso l'Appennino e poi attraverso le Alpi Apuane, sulle pendici del Monte Tambura ove la strada raggiunge la sua quota maggiore a 1634 metri s.l.m. Per queste motivazioni Vandelli fu indotto a concepire nuove metodiche cartografiche che contenessero anche riferimenti altimetrici ad uso matematico. Introdusse quindi le linee di livello di quota costante: le isoipsae Vandellis. Questa innovazione permise una progettazione più attenta, precisa e la stesura di mappe più realistiche e ricche di informazioni utili al lettore.

Al progettista dell'opera vennero posti anche dei vincoli costruttivi imperativi. Oltre ai costi contenuti, unitamente ai tempi brevi per la costruzione, la strada doveva richiedere una manutenzione minimale e poter permettere il passaggio di carriaggi pesanti, che trasportavano i materiali marmorei di estrazione locale, e concepita per durare nel tempo. Le pendenze dovevano essere tali da permettere il loro superamento. Un ulteriore vincolo era rappresentato dalla necessità che il tracciato non attraversasse mai lo Stato Pontificio, né la Repubblica di Lucca, né il Granducato di Toscana. Si doveva inoltre rispettare il criterio, già noto e fortemente sentito in passato, che le strade di grande traffico dovessero sempre evitare l'attraversamento dei centri abitati. Tutti questi fattori determinarono un costo rilevante per la sua realizzazione.

Costruzione della strada
La costruzione iniziò nel 1738 e nel 1751 la strada si poteva considerare conclusa. Tuttavia, nel seguito, per completare l'opera, lungo la strada vennero costruite stazioni di manutenzione e stazioni di sosta per il cambio e l'abbeveraggio dei cavalli, ostelli, piazzole per lo scarico ed il carico delle merci, guardine per i militi addetti al presidio ed al pagamento dei pedaggi, ecc. si era di fatto giunti ad avere la prima strada italiana carrozzabile logisticamente gestita che si inerpicava lungo i fianchi scoscesi delle montagne.

La strada aveva numerose diramazioni che servivano per collegare piccole località, fabbriche, cave di pietra e di marmo e miniere di ferro. Una ampia piazzola ottenuta dall'intaglio della roccia, utile per la gestione logistica delle merci in transito e ubicata lungo il tratto massese del percorso, prende ancora il nome di Finestra Vandelli. Gli sbancamenti vennero realizzati facendo ampio uso di esplosivi, ed i tratti montani più difficoltosi o ripidi furono realizzati con murate di sassi posti a secco impiegando le tecniche innovative del Vandelli e la perizia delle maestranze specializzate piemontesi. I materiali da costruzione erano quindi riconducibili a quelli reperibili negli stessi luoghi, pietre e legname, a cui vennero aggiunte reti di ferro.

Il tratto più critico era rappresentato dal Monte Tambura. Domenico Vandelli dovette progettare il percorso stradale mantenendo una ripidità accettabile ed una percorrenza agevole per i carriaggi. Nonostante la soluzione fosse ingegneristicamente molto valida, come dimostrato dal fatto che la strada è giunta sino a noi praticamente intatta, le problematiche ambientali legate soprattutto all'impiego nel periodo invernale ed alla neve, erano chiaramente insormontabili. La strada venne corredata da spallaggi nei tratti ripidi, di cippi stradali (Cippo Vandelli), da indicazioni dei centri abitati, da edicole che contenevano i libelli del tempo e da nicchie ricavate nella roccia con crocifissi sacri e con statuine votive della Madonna.

Il tracciato storico
La via Vandelli parte da Modena biforcandosi raggiunge Maranello e Sassuolo e i due rami salgono in Appennino verso Serramazzoni nei pressi delle cascate del Bucamante e il castello di Monfestino. Ricongiungendosi per raggiungere Montebonello quindi Pavullo. Raggiunge il castello di Montecuccolo, che appartenne alla famiglia del celebre generale Raimondo Montecuccoli, supera il borgo medievale di Monzone, le selve di Brandola, il ponte del Diavolo a Montecenere e dopo un lungo tratto, ancora ben conservato, arriva a La Santona.

Si sale poi verso il passo delle Radici tra le valli del Dragone e dello Scoltena, supera edifici storici come La Fabbrica, le tipiche capanne celtiche, emergenze naturali come il Sasso Tignoso e sale fino allo spartiacque tra Emilia e Toscana a S.Pellegrino in Alpe. Superando il crinale a San Pellegrino in Alpe, la via procede vicino al dorso del Monte Verrucchiella, una delle varie prominenze del lungo contrafforte che scende verso la valle del Serchio.

Le mappe antiche rivelano che qui la via Vandelli propone addirittura due percorsi, l'uno alternativo all'altro, detti la Calda e la Fredda, da impegnare rispettivamente durante l'inverno e durante l'estate lasciando in mezzo la vetta della Verrucchiella. Un singolare e funzionale modo di intendere i cammini a seconda della loro esposizione ai venti, al gelo, alle nevi. Nel seguito la strada attraversa la Garfagnana. Da San Pellegrino in Alpe (1525 m s.l.m.) a Castiglione di Garfagnana, Pieve Fosciana quindi, dopo aver attraversato il fiume Serchio, risale la valle dell'Edron, fino a Vagli di sotto, la località Arnetola e il duro passo della Tambura. Da qui (1.620 m s.l.m.) la strada scende in provincia di Massa-Carrara fino ad arrivare a Resceto, a Massa e giungere sino al Mare Tirreno. La strada nella sua distanza minima si svolgeva per più di 210 km e per circa 360 km nel complessivo.

Le vicende storiche
Inaugurata nel 1752, la via Vandelli attraversava duri tratti montani, e quindi rimaneva comunque impervia nel suo tracciato; spesso bloccata dalla neve in inverno, fu utilizzata pienamente sino al 1798 anno in cui il Ducato di Modena e Reggio subì gli eventi rivoluzionari francesi e napoleonici. Nel 1753 entra in funzione il regolare servizio di posta che aveva una periodicità settimanale nei due sensi. Il servizio militare invece aveva una priorità che poteva arrivare anche a meno di tre giorni. Con la Restaurazione nel 1814, seguita al Congresso di Vienna, il Ducato riprese la manutenzione della strada, ma i nuovi assetti commerciali portarono la via ad essere sempre meno usata.

Alla riduzione dei presidi militari, seguirono i briganti che divennero una minaccia per i soldati, i mercanti e i viandanti che la percorrevano. Per i reati di brigantaggio, da sempre presenti in quelle zone, era prevista la pena di morte e nel tratto montano di Resceto sono ancora visibili, lungo alcuni tratti della massicciata stradale, i fori dei pali a cui venivano giustiziati i malfattori.

Per evitare lo spopolamento, bolle ducali propugnavano la riduzione dei dazi e l'esenzione dai tributi per coloro che si fossero trasferiti nelle vicinanze della via di comunicazione per risiedere e per impiantare attività economiche. Nel 1818 il duca Francesco IV, penultimo dei sovrani estensi a governare su Modena, percorse interamente la via ducale; il fatto è utile storicamente poiché fornisce dettagli sui tempi e sulle distanze e sulle condizioni del percorso stradale, evidentemente ancora ottimale.

La strada ducale assunse importanza anche per i pellegrini. In località Campori (alt. 419) la strada lambisce il piazzale della locale chiesuola. Questo era il luogo, all'inizio della salita, dove si radunavano le mercanzie e si organizzavano le carovane. Inoltre i monaci di San Pellegrino tenevano qui una cella, ovvero un piccolo luogo di assistenza spirituale, proprio per i viandanti, unitamente ad un piccolo refettorio.

Con l'annessione del Ducato di Modena e Reggio al nascente stato italiano nel 1859, la strada perse importanza e soprattutto il prezioso sostegno economico per la sua manutenzione, e così in poco tempo subì un brusco degrado.

La strada ducale venne quindi sostituita dall'attuale e più moderna strada modenese denominata via Giardini che inizialmente coincide con la stessa via Vandelli. Essa non fu però del tutto dimenticata, specie dalle popolazioni locali che, probabilmente colpite dalla grandezza dell'avvenimento, comunque tramandarono il suo ricordo utilizzandola ancora a lungo principalmente per il traffico minuto locale.

Per approfondimenti

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creato:sabato 18 marzo 2017
modificato:sabato 18 marzo 2017